Chi sono

Carlo Binetti

Carlo Binetti, caporedattore

Mi chiamo Carlo Binetti e sono il caporedattore di Calciodistrada.it, un progetto editoriale nato con un obiettivo chiaro: raccontare il calcio partendo dalle radici, dai campi di periferia, dalle storie di provincia e da tutto ciò che vive lontano dai riflettori ma che rappresenta l’essenza più autentica di questo sport.

📚 Formazione

Sono laureato in Lettere e Comunicazione con specializzazione in giornalismo sportivo. Da sempre affascinato non solo dalle partite ma dalle storie che esistono dietro una maglia, un campo o una tifoseria, ho iniziato a scrivere per piccole testate locali per poi fare il salto nel giornalismo nazionale.

📰 Esperienze professionali

La mia carriera è iniziata con una collaborazione per il Corriere dello Sport, dove mi sono occupato di cronaca calcistica, interviste, approfondimenti tattici e reportage su squadre di Serie C e Serie D. È stata un’esperienza fondamentale per imparare cosa significhi lavorare sul campo: spogliatoi freddi, conferenze stampa improvvisate, trasferte infinite ma anche la bellezza di un gol visto da bordo campo.

Successivamente ho collaborato con Wired Italia, occupandomi di contenuti legati all’intersezione tra sport, tecnologia, cultura e innovazione. Ho scritto di algoritmi applicati al calcio, di realtà aumentata negli stadi, di data analysis e del cambiamento culturale che lo sport vive nell’era digitale.

🖋 Il mio ruolo a Calciodistrada.it

Oggi coordino la redazione di Calciodistrada.it, gestendo il lavoro degli autori, la pianificazione editoriale e la verifica dei contenuti. Scrivo personalmente articoli dedicati a:

  • calcio dilettantistico e provinciale
  • inchieste e reportage sul calcio minore
  • analisi tattiche e storiche sulla Serie A e B
  • racconti sul calcio come fenomeno sociale e culturale

Credo fortemente in un giornalismo che non insegua il click facile, ma che rispetti le fonti, il lettore e la verità dei fatti.

⚽ Filosofia

Per me il calcio non è solo business o spettacolo: è appartenenza, memoria collettiva, comunità. È l’urlo di un piccolo stadio di provincia, una porta arrugginita in un campetto di cemento, un bomber che la domenica lavora come muratore e il lunedì torna in fabbrica. Ed è proprio questo calcio che cerco di raccontare ogni giorno.